Cambogia e khmer rossi

TRENT'ANNI DI GUERRA CIVILE, IL TERRORE, I MASSACRI

l Regno di Cambogia ha lingua e civiltà khmer, la capitale è Phnom Penh, ed è una monarchia costituzionale.

Dall’influenza Thai e Viet alla fine del colonialismo francese

Nell’ottavo secolo in Cambogia si affermò lo Stato Khmer, conosciuto allora come “Angkor” (Angkor è il sito archeologico più importante della Cambogia e uno dei più importanti del Sud-est asiatico. Nel periodo compreso fra il IX ed il XV secolo ospitò la capitale dell’Impero Khmer, di cui fu il centro religioso e politico). Nei secoli successivi, il regno Khmer subì l’influenza dei regni Thai e Viet, fino alla dominazione francese nel 1863. Fu il re cambogiano a chiedere alla Francia protezione, per fermare lo smembramento del paese da parte dei Thai e dei Viet e per i successivi 90 anni la Cambogia fu praticamente sotto il controllo della Francia che, tuttavia, mantenne il Buddhismo e la monarchia. L’amministrazione francese costruì strade, ponti, strutture portuali e altre opere pubbliche; inoltre restaurò il complesso di Angkor e ne decifrò le scritture, fu abolita la schiavitù, fu istituita la proprietà privata.

Durante la seconda guerra mondiale, i giapponesi invasero l’Indocina francese e quindi anche la Cambogia dove regnava il giovane Sihanouk, il quale alla fine della guerra e con la cacciata dei giapponesi dichiarò l’indipendenza della Cambogia (o Kampuchea – come fu chiamata fra il 1976 e il 1979 sotto il regime dei khmer rossi di Pol Pot). Come per il Vietnam, però, la Francia decise di ripristinare l’Indocina Francese, cioè di riprendere il controllo delle sue colonie. Nel 1948 Sihanouk concluse un accordo con la Francia e ottenne un’indipendenza parziale della Cambogia; successivamente avviò trattative per l’indipendenza totale, al fine di arginare il movimento indipendentista e nazionalista dei Khmer, alleato dei Vietminh vietnamiti. Ma l’indipendenza gli fu negata. Pertanto si ritirò in esilio ad Angkor per organizzare la resistenza contro la Francia se questa non avesse concesso l’indipendenza.

La Francia era ormai in difficoltà in tutta l’Indocina, così il governo francese decise di non intervenire militarmente essendo ormai pronto a concedere l’indipendenza alla Cambogia. Sihanouk fece ritorno a Phnom Penh accolto in trionfo, e gli accordi di pace di Ginevra del 1954 (la conferenza di Ginevra, in cui fu stabilita l’indipendenza di Laos e Cambogia e la divisione del Vietnam fra nord e sud) stabilirono un atteggiamento neutrale della Cambogia, paese non allineato.

Anni 60, gli sconfinamenti della guerra in Vietnam e il colpo di Stato

Dalla metà degli anni 60 però la guerra del Vietnam si allargò alle zone confinanti di Laos e Cambogia. Le forze nordvietnamite e i vietcong presero man mano il controllo di ampie zone del paese, utilizzandole come basi logistiche per gli attacchi al Vietnam del Sud, e gli Usa reagivano con incursioni e bombardamenti. Sihanouk cercò di mantenere un equilibrio, rinunciando agli aiuti militari americani e protestando contro le operazioni militari nordvietnamite. Alla fine degli anni 60 vi furono violente insurrezioni nel Paese, sostenute dai comunisti. Nel 1970 il colpo di Stato: Sihanouk (che era all’estero) fu deposto e il primo ministro Lon Nol, sostenuto dagli americani e dall’istruita classe media di Phnom Penh, prese il potere. Il nuovo governo era gradito agli Usa e all’amministrazione Nixon. E ammetteva (contrariamente a Sihanouk) le operazioni militari americane sul territorio cambogiano.

Il regime dei Khmer Rossi e la guerra contro il Vietnam

Sihanouk in esilio si alleò con i Khmer rossi di Pol Pot e i Vietcong che aveva combattuto fino a pochi anni prima, per far cadere il neo-insediato governo filoamericano, ma ormai la sua figura era sbiadita. La Cambogia intanto veniva pesantemente coinvolta nel conflitto vietnamita: l’aviazione statunitense bombardava vaste zone del paese, e uccise fino a mezzo milione di civili. Quando Vietnam del Nord e Stati Uniti firmarono gli Accordi di pace di Parigi nel 1973, i Khmer Rossi rifiutarono il trattato e proseguirono la guerra contro il governo filoamericano di Phnom Penh. Nel 1975, nonostante gli aiuti statunitensi a Lon Nol, i Khmer Rossi presero Phnom Penh.

I Khmer Rossi vinsero per varie ragioni. Il supporto di Cina e del Vietnam del Nord, la corruzione del governo filoamericano di Phnom Penh, la risolutezza e la disciplina delle truppe khmer rossi; l’appoggio di Sihanouk, che isolò diplomaticamente Lon Nol e la cui figura portò popolarità i Khmer Rossi.

Conquistata Phnom Penh, i Khmer Rossi cominciarono subito la persecuzione di chiunque fosse stato legato al governo di Lon Nol e all’esercito. Un regime di terrore. Un massacro. Una repressione durissima. Cominciò anche l’esodo forzato dei civili verso le campagne per imporre una società comunista basata sull’agricoltura, secondo ideali di socialismo agrario. Persino dottori, avvocati e chiunque avesse una laurea o un titolo di studio superiore, fu forzatamente allontanato dalle città e utilizzato come mano d’opera nei campi, rinchiuso in “campi di rieducazione” o ucciso in quanto, secondo i Khmer, il Paese doveva essere costituito da persone uguali dedite solo all’agricoltura.

Ebbe così inizio il periodo di terrore che durò 4 anni, fino alla conquista del Paese da parte del Vietnam nel 1979. Il regime Khmer sterminò fra 1 e 2 milioni di cambogiani. I Khmer Rossi chiamarono il nuovo stato Kampuchea. Le truppe Khmer attaccarono ripetutamente le truppe vietnamite per un periodo di 5 anni, attacchi che erano frutto del disprezzo cambogiano rispetto all’élite politica di Hanoi. Inoltre i Khmer volevano affermare la nuova visione ideologica rivoluzionaria, più forte e avanzata. Il fallimento degli attacchi contro il Vietnam scatenò una psicosi interna fra i Khmer, convinti che vi fossero traditori interni, e proseguirono quindi le epurazioni interne e i massacri. Nel 1979 l’esercito vietnamita conquistò Phnom Pehn, cacciando i Khmer rossi. La fine del terrore Khmer.

Il ripristino del Regno di Cambogia

L’occupazione vietnamita del paese durò fino al 1989, e le sacche di resistenza Khmer soprattutto nel nord del Paese, proseguirono fino agli anni 90. Sotto l’egida dell’ONU si svolsero nel 1993 le elezioni e parteciparono al voto più di 4 milioni di persone (ovvero più del 90% degli aventi diritto di voto) nonostante le forze degli Khmer Rossi cercassero di impedire alla popolazione di andare a votare. Fu promulgata la nuova costituzione che faceva della Cambogia una monarchia costituzionale a base democratica. Nel 1997 gran parte dei guerriglieri Khmer Rossi accettarono l’amnistia e deposero le armi, ponendo fine a trent’anni di guerra civile.

Nel 2004 Sihanouk ha abdicato per problemi di salute. Il nuovo re è uno dei figli di Sihanouk.